TRASLOCHI / Racconto

TRASLOCHI / Racconto

Sono all’ospedale per un prelievo del sangue, ordinaria amministrazione, nessuno ci va volentieri in quel posto. A me fa pensare ai miei genitori, per esempio. Ci sono tante persone lente e anziane, come lo erano loro verso la fine. E poi ci ho passato tanto tempo, soprattutto per la mamma, ci ho dormito anche all’ospedale, in terra con un materassino, le ultime notti prima della partenza. In ogni caso la questione che mi impegna il pensiero è un eventuale trasloco, sto per farne uno, l’ennesima migrazione. È una bella notizia ma è sempre un grande salto. Anche in questo c’entrano i miei genitori, di traslochi ne hanno fatti moltissimi e quasi tutti tramite un loro amico, Rifici. Ricordo il logo sul camion, un cane con il collare borchiato, un bulldog, qualcosa del genere, mostrava i denti, goliardico. Finisco le pratiche ed esco, ha cominciato a piovere, rimango due minuti sotto la pensilina assieme ad altre persone che aspettano il bus o un parente che li venga a prendere. Fino a lì ci sono arrivato perché la mia compagna mi ha accompagnato, poi è dovuta andare a lavoro.
Così penso che una passeggiata sotto la pioggia possa essere anche una cosa piacevole.
Sopra le nuvole c’è un sole debole e la giornata sembra avvolta dal vapore. La pioggia però si intensifica e ormai sono già in cammino.
Si ferma una macchina, dal lato passeggero c’è la signora che alla fermata del bus mi aveva chiesto informazioni sulla prassi per i prelievi, mi dice che se voglio posso salire con loro. Perché ora piove forte.
Lui, il marito, scherza subito in modo amicale sul fatto che di sangue dovrei regalarne a fiumi vista la mia corporatura, sorrido.
Lo guardo negli occhi attraverso lo specchietto retrovisore e mi sembra famigliare.
Non so cosa siano queste cose che succedono ma quando accadono io ci vedo sempre tanta vita dentro. Chiedo loro se fossero di queste parti e alla fine della conversazione, siamo arrivati in centro dove posso scendere.
Comunque, dice lei, lui è Rifici il figlio.
Sicuramente erano amici con i tuoi genitori, aggiunge.
Scendendo accenno al fatto che ricordo il bulldog stampato sul camion.
Già già, risponde lui.
E a me sembra proprio che, i miei, non volessero che prendessi troppa pioggia questa mattina.
Il cane di vetro
MICROPALME